Residui di resina sul ventre provano che questa maternità era dotata in origine di un contenitore di sostanze magiche e quindi utilizzata come scultura Nkisi nell'ambito del culto Mpemba.
L'assenza di coinvolgimento emotivo, elemento tipico di tutta la plastica tribale africana, indica che il legame scultore tra madre e bambino, la cui figura ha spesso il valore di semplice attributo compositivo, è puramente formale.
Ulteriori studi hanno collegato queste sculture allo sviluppo di un nuovo culto propiziatorio nkisi – chiamato mpemba – legato al trattamento magico delle patologie ginecologiche che nella seconda metà del XIX secolo si diffuse nelle aree di Loango e Cabinda.