Artefice della nascita e primo direttore del Museo Preistorico Etnografico di Roma è stato il motore della produzione fotografica interna del Museo, iniziata praticamente subito dopo la sua istituzione, avente in origine come principale soggetto la documentazione archeologica, e successivamente allargata a quella etno-antropologica.
Per il materiale relativo all’archeologia si tratta principalmente di riprese delle collezioni museali effettuate durante il suo periodo di attività come Direttore del Museo (1875-1925). Le foto "ingressate" in quel lasso di tempo erano spesso "allegati" ai carteggi che accompagnavano scambi di materiali archeologici, resoconti di attività di scavo, o come illustrazione dei materiali donati e/o acquistati.
Tra queste alcune particolarmente importanti, per l’uso della tecnica fotografica a supporto dell’attività di scavo archeologico, risultano le fotografie relative agli scavi degli insediamenti terramaricoli emiliani (tra il 1888 e il 1895), tra cui Castellazzo di Fontanellato, Castione dei Marchesi e Parma. La serie di positivi fotografici, all’interno della quale venivano indifferentemente inventariati positivi con materiali archeologici alternati ad altri a carattere etnografico, accumulata e conservata dal Pigorini, doveva comprendere, alla data della sua scomparsa (1925), almeno 329 positivi. Lo si deduce dalle minute annotazioni numeriche scritte a china che, probabilmente, lo stesso Pigorini apponeva in genere in alto a destra sul supporto secondario di cartone.
Ad una revisione effettuata nel 1998 di questa serie, risultavano presenti soltanto 91 positivi, degli altri 239 si erano perse le tracce. Ad una più recente ricognizione fatta nei primi mesi del 2013 all’interno dell’archivio, sono stati ritrovati, sedici positivi a gelatina (cm 16x20), con numerazione manoscritta da 233 a 248, incollati su supporto secondario grigio (cm 26x33), con cornice bianca e didascalia della località di provenienza – NESACTUM – in stampa tipografica di colore bianco, e altri quattro positivi, anch’essi relativi ai fregi di Nesazio, nel formato gabinetto (cm 9,5x14,5), con la numerazione da 218 a 221, montati su supporto secondario bianco (cm 10,5x15,5), con, sul recto, in basso a sinistra la firma del fotografo Sebastianutti e Benque, in lettere dorate, e in basso a destra, il nome della città, infine nel verso le indicazioni a stampa del laboratorio fotografico.
Le foto sono le stesse utilizzate per illustrare le pubblicazioni di Pietro Sticotti e Andrea Puschi, rispettivamente scopritore e scavatore di Nesazio (Pola), che illustravano i risultati degli scavi condotti in quella località, e che avevano rivelato, sotto una più recente necropoli venetica di tipo atestino, tracce di una civiltà illirica con architetture a decorazioni miceneggianti, che sembravano ricordare sia i prodotti di Butmir sia le stele di Novilara, e con sculture arcaiche di una dea madre e di un dio cavaliere, presumibilmente avanzi di un edificio sacro.
Il loro ritrovamento, frutto di un’attenta osservazione tra i materiali conservati in modo poco organico, fa ben sperare che i materiali siano magari dispersi in collocazioni non pertinenti, ma non perduti o distrutti. I materiali dell’archivio saranno oggetto di una più accurata ricognizione finalizzata all’individuazione di quei positivi mancanti alla raccolta Pigorini. La stessa attenzione sarà riposta alla serie di fotografie di particolare interesse per la storia della paletnologia, costituita dal materiale fotografico servito per illustrare, a partire dal 1890, la prestigiosa rivista dell’Istituto, il Bullettino di Paletnologia Italiana (attualmente in fase di ricognizione e quantificazione).
Il Museo Preistorico Etnografico di Roma fu inaugurato il 14 marzo 1876 da Luigi Pigorini (1842-1925) nel centro della città, in un'ala del Palazzo del Collegio Romano edificato alla fine del Cinquecento dalla Compagnia di Gesù [ora sede del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo].
Sin dal XVII secolo il Collegio dei Gesuiti aveva ospitato la raccolta di antichità e di curiosità varie messa insieme da Padre Athanasius Kircher. Successivamente il Museo fu trasferito all'E.U.R. tra il 1962 e il 1977. Qui ha conservato la sua originaria organizzazione in due settori: uno dedicato alla Paletnologia e uno all'Etnografia.
All'interno della variegata galassia delle istituzioni museali statali il Museo "Luigi Pigorini" rappresenta senz'altro un'eccezione di un certo interesse. L'Istituto nasce infatti prima come Museo e solo molto dopo viene inglobato in una Soprintendenza. E nascendo sin dalle origini come museo, viene ad esprimere da subito sia la sua specificità nel quadro della politica patrimoniale nazionale postunitaria sia i suoi compiti scientifici e didattici.
Per convincersene basta riprendere in mano la prima relazione inviata da Luigi Pigorini nel 1881 al Ministro della Pubblica Istruzione. A rileggerla, ci si accorge di avere a che fare con un vero e proprio documento di missione – come si direbbe oggi – in cui ricerca scientifica, ordinamento delle collezioni e pubblicità dei servizi sono presentati in modo chiaro e definito. Dal punto di vista della comunicazione pubblica le ragioni del museo stavano tutte nella comparazione tra preistoria ed etnografia:
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