Il fondo è costituito in totale da un’interessante serie di 753 diapositive in bianco e nero su lastra di vetro, a volte colorate con ritocco all’anilina. I soggetti sono per la maggior parte i monumenti del Messico, ripresi prima dei pesanti interventi di restauro che ne hanno in gran parte alterato l’aspetto. Le misure variano tra cm 9x9, cm 9x10 e 8x10.
Importante studioso italiano di archeologia precolombiana, le poche foto a lui attribuibili, sono spesso inquadrature ribassate o piani lunghi tipici della documentazione documentaria, le immagini isolate e le sequenze monumentali sono sempre in linea con una cura meticolosa nella resa dei bassorilievi, così tipici dei monumenti meso-americani, e dei dettagli architettonici compositivi.
La maggior parte delle diapositive sono in realtà appropriazione di soggetti altrui che riconduceva alla propria sensibilità e/o necessità, utilizzando la tecnica della colorazione ad acquerello delle lastre, trasformandoli quasi in un’opera pittorica embrionale attribuibile soltanto a lui.
L’attività fotografica del Callegari, dall’analisi della documentazione presente in Museo, sembra limitarsi ai suoi due viaggi in Messico, come corredo alle descrizioni ricche di influenze d’annunziane di panorami fortemente colorati, di resti monumentali legati a manifestazioni culturali altissime di popolazioni altamente civili e paragonabili, quasi, alle grandezze della sua Roma imperiale (argomento già ampiamente sviluppato nella sua mente). È forse solo casuale che oggi esista un fondo Callegari composto dalle sue foto personali e dalle cartoline e/o fotografie d’altri autori da lui spesso rifotografate e a volte manipolate attraverso il colore.
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