La statuaria, insieme alla maschera, è un'espressione tipica della plastica africana; per lo più impiegata in rituali privati, è custodita in luoghi appositamente consacrati, di proprietà del villaggio.
Generalmente in legno, può raffigurare l'antenato idealizzato, o essere a supporto del potere di uno spirito, benifico o malefico, la cui forza deve essere canalizzata in senso positivo con offerte propiziatorie.
Benché ogni etnia rappresenti una sua autonomia stilistica, ritroviamo comunque delle caratteristiche generali: astrazione, luminosità, armonia, simmetria, ieraticità, verticalità, frontalità, staticità. Tutti elementi che concorrono ad accrescerne il valore, a potenziare il significato sociale e religioso.
Temi centrali dell'iconografia sono i reliquiari, le figure tombali, le maternità, gli antenati, i simboli d'autorità, le sculture magiche.
La venerazione dei morti è un elemento culturale costante nella storia dell’umanità e rappresenta uno dei cardini fondamentali delle società dell’Africa Nera. I defunti rappresentano il legame che congiunge i viventi agli antenati mitici progenitori della stirpe: la loro immagine è il simbolo di questa continuità affettiva e funzionale e la sede della forza sovrannaturale che viene ridistribuita ai viventi attraverso il rituale.
Il culto è molto semplice e ha per lo più carattere individuale o familiare. Il rituale comprende richieste di protezione, preghiere e piccole offerte alimentari e si svolge in genere all’interno delle abitazioni, quasi sempre di fronte a statuette che dei defunti sono il ritratto idealizzato o, più spesso, il ricettacolo della loro forza vitale.
Nei Kota del Gabon le figure di reliquiario sono poste su recipienti in legno, in scorza o in vegetali intrecciati, contenenti le ossa o il cranio degli antenati e finalizzati a preservarne e a catturarne la forza vitale a beneficio dell’intero gruppo etnico. Queste immagini tutelari, chiamate mbulu-ngulu, sono eseguite in legno rivestito di lamina o nastro di rame e ottone, secondo uno stile totalmente astratto che sintetizza le forme naturali in un assemblaggio di elementi geometrici. I reliquiari, la cui produzione è finita da tempo, erano conservati in apposite capanne ai limiti del villaggio a cui potevano accedere solo i maschi iniziati.
Le figure tombali, commemorative (mintadi, singolare ntadi) in scisto o stealite, o più raramente in legno, erano collocate, nella regione del Basso Congo, a indicare le sepolture reali o di personaggi importanti. Queste sculture raffigurano personaggi in posizione seduta, spesso con le gambe incrociate, che recano una serie di segni-simbolo di potere e autorità come il copricapo tronco-conico (ampu) decorato con gli artigli del leopardo, effige ed insegna del sovrano.
La rappresentazione della maternità celebra in tutta l’Africa la donna fertile, perno della società in quanto elemento che assicura la continuità della specie. La fecondità della donna e la fertilità dei campi sono infatti gli elementi fondamentali per la vita e la crescita delle società agricole del Continente a cui si deve la quasi totalità delle sculture di questo tipo. La rappresentazione della maternità può alludere a volte alla figura dell’antenata primordiale, la “madre mitica” che diede vita al genere umano.
La raffigurazione degli antenati riflette l’importanza che le società tribali attribuiscono alle relazioni di parentela, fondamentali anche nella sfera mitica e nel mondo dei defunti. L’antenato è visto e sentito come forza vitale per l’intero suo gruppo di discendenza e come anello di congiunzione tra società dei vivi e mondo degli spiriti; in quanto tale egli è il garante dell’ordine e dell’armonia del villaggio.
I simboli di autorità rispondono all’emergere di forme di stratificazione sociale e all’affermarsi di un potere politico centralizzato fondato sul principio di territorialità più che su quello di parentela. Quest'arte di corte, essenzialmente legata alla figura del capo-re, è complementare all’arte popolare o di villaggio, che resta invece vincolata alla sua essenza magico-religiosa. Un’arte aulico-cerimoniale che utilizza per lo più materiali nobili e duraturi (bronzo, pietra e avorio) per la produzione di oggetti simbolo di potere che esaltano e a volte incarnano il concetto stesso di autorità.
Le sculture magiche, comunemente chiamati “feticci”, sono una serie di oggetti provenienti dal Bacino del Congo, e in particolare dall’area Bakongo, usati come ricettacolo di sostanze magiche e utilizzati nel corso di rituali propiziatori. Il termine locale è Minkisi (singolare Nkisi) che significa “cose che fanno cose”. I Minkisi possono essere figurativi, rappresentare cioé uomini o animali, o non figurativi, essere costituiti da una conchiglia o da un corno animale o semplicemente da un involucro; non è il tipo di supporto dunque che ne determina le qualità ma le sostanze magiche (bilongo) in esso contenute: il supporto è solo un conduttore della forza dello spirito. Per lo più utilizzati nei culti terapeutici e in genere nei riti di protezione di uomini e cose, possono però anche essere usati per azioni di stregoneria per operare malefici o provocare malattie e morte, anche a distanza. La loro realizzazione è un’operazione congiunta dello scultore e del mago-medico (Nganga), che carica di forza la figura con la collocazione di sostanze – in genere sulla testa o sul ventre – che qualificano l’oggetto e lo rendono operativo.
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