Museo delle Civiltà

Menu
  • Progetto
  • Biblioteca
    • Volumi
      • Ricerca volumi
      • Tags
    • Indice dei periodici
      • Ricerca periodici
    • Autori
  • BPI
  • Ebook
  • Progetto catalogo
    • Archivio Storico Fotografico
      • Callegari
      • Caroli
      • Eyton-Walker
      • Giglioli
      • Loria
      • Pigorini
      • San Martin
    • Collezioni etnografiche
      • Africa
      • Oceania

Museo delle Civiltà

  • Progetto
  • Biblioteca
    • Volumi
      • Ricerca volumi
      • Tags
    • Indice dei periodici
      • Ricerca periodici
    • Autori
  • BPI
  • Ebook
  • Progetto catalogo
    • Archivio Storico Fotografico
      • Callegari
      • Caroli
      • Eyton-Walker
      • Giglioli
      • Loria
      • Pigorini
      • San Martin
    • Collezioni etnografiche
      • Africa
      • Oceania
Statuaria

Statuaria

La statuaria, insieme alla maschera, è un'espressione tipica della plastica africana; per lo più impiegata in rituali privati, è custodita in luoghi appositamente consacrati, di proprietà del villaggio.

Generalmente in legno, può raffigurare l'antenato idealizzato, o essere a supporto del potere di uno spirito, benifico o malefico, la cui forza deve essere canalizzata in senso positivo con offerte propiziatorie.

Benché ogni etnia rappresenti una sua autonomia stilistica, ritroviamo comunque delle caratteristiche generali: astrazione, luminosità, armonia, simmetria, ieraticità, verticalità, frontalità, staticità. Tutti elementi che concorrono ad accrescerne il valore, a potenziare il significato sociale e religioso.

L'iconografia

Temi centrali dell'iconografia sono i reliquiari, le figure tombali, le maternità, gli antenati, i simboli d'autorità, le sculture magiche.

La venerazione dei morti è un elemento culturale costante nella storia dell’umanità e rappresenta uno dei cardini fondamentali delle società dell’Africa Nera. I defunti rappresentano il legame che congiunge i viventi agli antenati mitici progenitori della stirpe: la loro immagine è il simbolo di questa continuità affettiva e funzionale e la sede della forza sovrannaturale che viene ridistribuita ai viventi attraverso il rituale.

Il culto è molto semplice e ha per lo più carattere individuale o familiare. Il rituale comprende richieste di protezione, preghiere e piccole offerte alimentari e si svolge in genere all’interno delle abitazioni, quasi sempre di fronte a statuette che dei defunti sono il ritratto idealizzato o, più spesso, il ricettacolo della loro forza vitale.

Nei Kota del Gabon le figure di reliquiario sono poste su recipienti in legno, in scorza o in vegetali intrecciati, contenenti le ossa o il cranio degli antenati e finalizzati a preservarne e a catturarne la forza vitale a beneficio dell’intero gruppo etnico. Queste immagini tutelari, chiamate mbulu-ngulu, sono eseguite in legno rivestito di lamina o nastro di rame e ottone, secondo uno stile totalmente astratto che sintetizza le forme naturali in un assemblaggio di elementi geometrici. I reliquiari, la cui produzione è finita da tempo, erano conservati in apposite capanne ai limiti del villaggio a cui potevano accedere solo i maschi iniziati.

Le figure tombali, commemorative (mintadi, singolare ntadi) in scisto o stealite, o più raramente in legno, erano collocate, nella regione del Basso Congo, a indicare le sepolture reali o di personaggi importanti. Queste sculture raffigurano personaggi in posizione seduta, spesso con le gambe incrociate, che recano una serie di segni-simbolo di potere e autorità come il copricapo tronco-conico (ampu) decorato con gli artigli del leopardo, effige ed insegna del sovrano.

La rappresentazione della maternità celebra in tutta l’Africa la donna fertile, perno della società in quanto elemento che assicura la continuità della specie. La fecondità della donna e la fertilità dei campi sono infatti gli elementi fondamentali per la vita e la crescita delle società agricole del Continente a cui si deve la quasi totalità delle sculture di questo tipo. La rappresentazione della maternità può alludere a volte alla figura dell’antenata primordiale, la “madre mitica” che diede vita al genere umano.

La raffigurazione degli antenati riflette l’importanza che le società tribali attribuiscono alle relazioni di parentela, fondamentali anche nella sfera mitica e nel mondo dei defunti. L’antenato è visto e sentito come forza vitale per l’intero suo gruppo di discendenza e come anello di congiunzione tra società dei vivi e mondo degli spiriti; in quanto tale egli è il garante dell’ordine e dell’armonia del villaggio.

I simboli di autorità rispondono all’emergere di forme di stratificazione sociale e all’affermarsi di un potere politico centralizzato fondato sul principio di territorialità più che su quello di parentela. Quest'arte di corte, essenzialmente legata alla figura del capo-re, è complementare all’arte popolare o di villaggio, che resta invece vincolata alla sua essenza magico-religiosa. Un’arte aulico-cerimoniale che utilizza per lo più materiali nobili e duraturi (bronzo, pietra e avorio) per la produzione di oggetti simbolo di potere che esaltano e a volte incarnano il concetto stesso di autorità.

Le sculture magiche, comunemente chiamati “feticci”, sono una serie di oggetti provenienti dal Bacino del Congo, e in particolare dall’area Bakongo, usati come ricettacolo di sostanze magiche e utilizzati nel corso di rituali propiziatori. Il termine locale è Minkisi (singolare Nkisi) che significa “cose che fanno cose”. I Minkisi possono essere figurativi, rappresentare cioé uomini o animali, o non figurativi, essere costituiti da una conchiglia o da un corno animale o semplicemente da un involucro; non è il tipo di supporto dunque che ne determina le qualità ma le sostanze magiche (bilongo) in esso contenute: il supporto è solo un conduttore della forza dello spirito. Per lo più utilizzati nei culti terapeutici e in genere nei riti di protezione di uomini e cose, possono però anche essere usati per azioni di stregoneria per operare malefici o provocare malattie e morte, anche a distanza. La loro realizzazione è un’operazione congiunta dello scultore e del mago-medico (Nganga), che carica di forza la figura con la collocazione di sostanze – in genere sulla testa o sul ventre – che qualificano l’oggetto e lo rendono operativo.

[fonte: A. Cardelli Antinori, E. Cossa, 1995, Africa. Guida alle sale espositive, Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico "L. Pigorini"]

Inv. 33721

Inv. 33721
Etichettato sotto
  • Reliquiario
  • Kota
  • Gabon

Inv. 40756

Inv. 40756
Etichettato sotto
  • Figura tombale
  • Corona
  • Congo

Inv. 40857

Inv. 40857
Etichettato sotto
  • Kakongo
  • Feticcio
  • Corona

Inv. 4525 e 4526

Inv. 4525 e 4526
Etichettato sotto
  • Congo
  • Vallisneri

Inv. 75909

Inv. 75909
Etichettato sotto
  • Feticcio
  • Congo
  • Yombe
  • Scardino

Inv. 84000

Inv. 84000
Etichettato sotto
  • Congo
  • Maternità
  • Verdozzi

Inv. 84001

Inv. 84001
Etichettato sotto
  • Congo
  • Antenato
  • Kongo
  • Verdozzi

Inv. 84209

Inv. 84209
Etichettato sotto
  • Yombe
  • Rosselli Lorenzini
  • Maternità

Inv. 97082

Inv. 97082
Etichettato sotto
  • Congo
  • Bembe
  • Antenato

Le raccolte

  • Africa
  • Oceania

Ricerca in Collezioni etnografiche

Tags

Abbigliamento Angola Antenato Arte Bembe Congo Corona Feticcio Figura tombale Gabon Kakongo Kongo Kota Maori Maternità Nuova Zelanda Reliquiario Rosselli Lorenzini Sapi portoghese Scardino Sierra Leone Tessuto Turchia Vallisneri Verdozzi Yombe
  • Contatti
  • Crediti e Condizioni d'uso

© 2025 Museo delle Civiltà

Il Museo delle Civiltà e alcuni partner selezionati utilizzano cookie o tecnologie simili. Puoi acconsentire all'utilizzo di tali tecnologie chiudendo questa informativa o continuando con la navigazione del sito. Per saperne di più consulta Crediti e Condizioni d'uso.
Accetto